Ci fu un tempo in cui i libri erano oggetti costosi: il sistema di produzione (battitura testo, correzioni, rilegatura ecc) era più laborioso, e soprattutto chi collaborava alle varie fasi, dalla stesura del testo all'editing, veniva pagato degnamente (smail).
Perché un'opera arrivasse dall'Olivetti dell'autore alla libreria, passando per il piombo dei tipografi, occorreva così un bel po' di tempo. Il libro era quindi un prodotto, se non elitario, destinato a una parte relativamente ristretta della popolazione. Tra il '50 e il '60 del secolo scorso, con le edizioni tascabili, ci si propose di rendere la lettura più accessibile al grosso pubblico, e per trainare gli italiani verso il prodotto librario il mezzo migliore era la televisione; non che le cose siano cambiate molto, altrimenti non si spiegherebbe perché Vespa venda tutte quelle copie. Così sulle copertine dei libri, come Maigret ha il faccione di Cervi, Nero Wolfe mostra quello, sempre ben pasciuto, di Tino Buazzelli. Nell'Omnibus Mondadori di questo post, il corpulento, capriccioso, misogino e geniale investigatore newyorkese (di origine montenegrina), con le fattezze, appunto del bravo attore laziale, è disegnato da Karel Thole. L'olandese Thole, legato indissolubilmente alle copertine di Urania, si è occupato anche di vari Omnibus, perlopiù, ovviamente, di fantascienza, ma con qualche escursione nel poliziesco.
Ma veniamo a Wolfe. Quando Rex Stout ideò l'investigatore amante delle orchidee (e della buona cucina) e il suo dipendente-alter ego Archie Goodwin, era il 1934; periodo hard boyled, quindi, ma qui la parte del duro dinamico la fa il giovane e longilineo Archie, mentre il suo bizzoso capo si occupa, apparentemente quando ne ha voglia, di far lavorare il cervello secondo i canoni del giallo deduttivo. Di nuovo, come per il Wade Miller di Max Thursday, una commistione di generi nell'ambito della narrativa poliziesca, anche se qui la parte riservata all'indagine classica risulta forse predominante. Nulla o quasi, in sostanza del noir disperato in questi ambienti lussuosi, che si immaginano pervasi dall'aroma di fiori rari e, soprattutto, dai sapori della raffinata cucina del cuoco svizzero Brenner.
Wolfe, che è eufemistico definire di corporatura robusta, non si muove praticamente mai di casa, e vede il lavoro come un fastidio necessario per permettersi il suo più che dignitoso livello di vita. Goodwin, come il Watson di Holmes, è il narratore delle vicende, ma il suo contributo alla soluzione dei casi è spesso determinante e il suo spessore come personaggio notevole; in fin dei conti quella ideata da Stout è una coppia di investigatori, con quasi pari dignità.
Nell'Omnibus "Nella serra del crimine", del 1978, vediamo la coppia in azione in sei episodi, scritti tra il '39 e il '62; una panoramica, quindi, piuttosto esaustiva della produzione wolfiana (praticamente la sua unica) di Stout. Un dodicesimo nella parte iniziale del volume, opportunamente di colore verde, è una "Guida pratica alla coltivazione delle orchidee", con tanto di illustrazioni a tratto (riprese poi nei risguardi del libro). In copertina, un'enorme orchidea in primo piano viene osservata dal pensoso Buazzellli-Wolfe, che sembra quasi irradiato da una sua strana luminosità. Immagine semplice ma sottilmente inquietante, come ci si può aspettare da Thole.
Una copia disponibile, in ottime condizioni - Per ulteriori informazioni scrivetemi privatamente mrapuan@gmail.com
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